Kùrt Dònald Còbain. Il mio idolo è morto. I miei nemici sono al potere. Quanto mi manca. Sento che nessuno possa capirmi alla perfezione, e forse lui l'avrebbe fatto, forse lui ci sarebbe riuscito. Lo sento come un padre nei miei confronti, come un angelo custode, anche un migliore amico. Quando le lacrime regnano sul mio viso, le parole muoiono strozzate sul nascere, gli parlo tanto e lui mi consiglia, mi fa ridere, mi riscalda l'anima con i suoi soliti consigli saggi per superare ogni difficoltà. Quanto gli voglio bene, a quell'uomo. Quell'empatico ragazzo di 27 anni, che vivrà per sempre, per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti, perchè è giusto che sia così. La sua chitarra scordata, la chitarra classica che poi sembrava invece un'elettrica; la sua Fènder Stràtocaster verde-acqua che tanto mi piace. Il suo maglione nero e rosso che gli va grande di almeno due taglie e che però, nonostante ciò, gli sta talmente bene. Le sue mani magre, le sue dita lunghe e affusolate, macchiate da uno smalto rossiccio che fatica a non rovinare con i denti. I suoi capelli sporchi, di quel biondo cenere, di quel rossiccio che assomiglia invece ad un fucsia spento. Il suo modo di gesticolare quando è sotto pressione che lo rende tanto adorabile. Il suo essere così protettivo nei confronti della sua unica ed amata figlia, Frà. La sua valvola di sfogo, il canto, quell'urlo fuggente al microfono che ogni singola volta che ascolto, mi fa rabbrividire, mi fa provare emozioni uniche. Rabbia. Pace. Odio. Amore. Empatia. Un miscuglio di opposti. Il suo sorriso così trasparente, la sua anima così innocente. Quel ragazzo di 27 anni che amava troppo tutti, così esageratamente che soffriva per ogni persona. Quel ragazzo empatico e sensibile.
Sai quanto vorrei che tornassi, Kurt?