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Barclays Center, Brooklyn (New York)
10 aprile 2014



« Dieci minuti! » urla un ragazzo dello staff tra il frastuono generale. Per una volta non c'è nessun andare in scena ma sono altrettanto teso, non tanto per il discorsetto ma perché per la prima volta dopo anni dovrò stare a pochi metri da quella sciagurata che si metterà a dire quanto i Nirvana significassero per lei, quanto suo marito fosse i Nirvana e le altre solite stronzate. Finalmente i miei occhi incrociano un volto rassicurante tra tutti quelli conosciuti.

« Hey Chris, come te la passi? »

Dopo tutto questo tempo Chris mi trasmette ancora la stessa sensazione che mi dava quando eravamo insieme nei Nirvana; è quasi come un fratello maggiore, sicuramente un amico, molto, molto di più a dire la verità. Ormai siamo come una famiglia. Una grande famiglia felice. Se non fosse per…

« Non c'è male. Mi sa che tra poco tocca a noi » suggerisce guardandosi intorno.

Tutti sono su di giri, non tutti i giorni i Nirvana entrano a far parte della Rock And Roll Hall Of Fame e non ricorre tutti i giorni nemmeno il ventennio dalla morte di un pezzo così grosso…per loro.
Per noi è…qualcosa. Qualcos'altro. Capisco che gli altri vedano Kurt come Kurt Cobain, il personaggio con la sua musica, quattro canzoni di cui una ceduta al gruppo della sua ragazza e tutte, comunque, fracassa timpani. È comprensibile. Per noi è un tantino diverso, per noi lui è sempre stato solo Kurt.
Alzo gli occhi e realizzo solo in quel momento che mi ero incantato ma il soggetto su cui si posa il mio sguardo mi fa irrigidire istintivamente: occhi azzurri. Sapete, non è che io non ci abbia provato ad andare d'accordo con Courtney. Ci ho provato eccome, perché non avrei dovuto? In fondo sono io che ho fatto mettere insieme lei e Kurt, sarei stato un mostro a non provare a rimettere i cocci insieme nemmeno un pochino. Ci ho provato molte volte negli ultimi vent'anni ma quella… quella è pazza. E non pazza tipo “Courtney ha qualche rotella fuori posto” come credono tanti, pazza del tipo “Quella scoglionata vuole la guerra, se ne sbatte il cazzo di una qualsiasi tregua”. L'unica tregua – se così la si può chiamare – di cui ho visto l'ombra in vent'anni è stato quando ha lasciato che Frances venisse a cena da me per sentire la mia versione dei fatti. In realtà credo sia stata la piccola Cobain a insistere. Frances sembra essere l'unica ad avere libertà di visione sull'unico spiraglio dell'anima di Courtney. Se mi ci avvicinassi io sarei radiato per l'eternità dall'associazione che detiene i diritti dei Nirvana e dalle proprietà Cobain. Potendo mi sparerebbe di suo pugno, quella puttana. Lo so, glielo leggo in faccia. In realtà non glielo leggo affatto perché appena appoggio gli occhi su di lei mi viene il voltastomaco, non ho neanche idea di che espressione abbia fatto poco fa, quando ho fatto il grandissimo errore di dimenticarmi che questa sera ci sarebbe stata anche lei.
Eppure non è stato sempre così, una volta eravamo amici...


* * *



Novembre 1990



« Oh andiamo, non sai farlo! Passa a me » insistette.
« Attenta! Così rovesci tutto » le faccio notare tenendo fermo il tavolo.
« Vorresti mettere in dubbio la mia esperienza, brutto deficiente che non sei altro? » fece con uno sguardo allusivo e un sorriso che lasciava intendere il tono di scherno.
« Dai Dave, lasciala stare » mi disse passivo Kurt, preso da altro, seguito da una ginocchiata amorevole di Courtney alla quale alzai gli occhi al cielo e presi a rollarmi un drum.
Guardavo le mani di Courtney scivolare avanti e indietro per quella cartina facendo cadere ogni istante un po' di quella felice sostanza per cui ognuno di noi stravedeva, eccetto Chris che non l'avrebbe mai dato a vedere in presenza della ragazza di Kurt. Quello sfrecciare di unghie mangiucchiate e la sua espressione contorta mi facevano venire il mal di testa.
« Lascia fare » allungai le mani dopo un po'. Il tavolino che avevamo davanti al divano traballava troppo per usarlo come superficie di lavoro e Courtney non riusciva a fare le cose per bene da stravaccata sul divano.
Evidentemente prese il mio aiuto come un tentativo di appropriarmi del suo tesoro, fatto per cui mi diede una gomitata in pancia alla quale mi piegai in due senza smettere di ridere dal momento che anche lei ci aveva preso gusto. La risata di Courtney era davvero contagiosa e a me non dispiaceva ridere anche una gomitata in pancia da quel mucchietto d'ossa non faceva ridere per niente. Mucchietto d'ossa…era un gran dire. Dove le faceva comodo si teneva le ossa.
Un sopracciglio si levò. « Stai insinuando che non sappia rollare una canna, Grohl? »
« No… solo che io so farlo cento volte meglio! » dissi scompigliandole i capelli con una mano e meritandomi tutte le bestemmie che mi lanciò mentre con l'altra recuperavo ciò che era rimasto dell'intrattenimento post cena.
Si poteva dire che io e Courtney fossimo più o meno amici. C'eravamo conosciuti qualche mese prima a un concerto in cui si esibirono sia i Nirvana che gli Hole a Vooruit, successivamente lei iniziò a interessarsi a Kurt e così...

« Mi faresti un favore? » mi fermò un giorno.
« Dimmi » feci stupito. Mi aveva fermato nel backstage, lontano da occhi indiscreti ma neanche troppo: da lì riuscivo benissimo a vedere Kurt – come lei d'altronde – stravaccato su un divanetto a pochi metri da noi che parlava con Chris.
« Daresti questa a Kurt? » chiese facendo scivolare fuori dall'ombra una scatola a forma di cuore. Stavamo parlando dietro a una tenta semi tirata.
« Che cos'è? » Feci per togliere il coperchio ma una pacca sulle mani da parte di quella deliziosa creaturina mi distolse dal riprovarci davanti a lei.
« È per Kurt! Non per te. » Misi su un'espressione imbronciata ma con lei queste cose non attaccavano. Mi diede un pizzicotto sorridendo e mi disse: « Dai... »
« D'accordo » dissi fintamente offeso allontanandomi con la scatola sotto braccio.
Naturalmente non andai direttamente da Kurt, non se lo sarebbe aspettato neanche lei che comunque si era già dileguata; a Chris non sembrava piacere molto Courtney, non sapeva ancora nulla della situazione ma poteva chiaramente intuirla, semplicemente si godeva ancora l'amico che da lì a poco avrebbe passato molto più tempo con la bionda che con lui, se non fosse stato costretto dall'esistenza dei Nirvana. Ma le cose non precipitarono così in fretta quindi andiamo con calma.
A grandi passi mi intrufolai nel mio camerino, questa volta avendo l'accortezza di chiudere a chiave, e mi sedetti sul solito divano in pessime condizioni. Da lì a poco saremmo andati in scena ma ero troppo curioso per aspettare oltre e se avessi rimandato la consegna di quel pacco Courtney avrebbe preso a fracassarmi le palle come io fracassavo puntualmente il ride durante ogni nostro pezzo. Aprii la scatola in fretta e quasi rimasi deluso non appena vidi il tesoro che Courtney aveva tentato di nascondermi ostentando così tanto orgoglio: una conchiglia, dei fiori secchi, una poesia. Che razza di regalo era? Voglio dire, era carino, a Kurt sarebbe sicuramente piaciuto ma… non vedevo che ci fosse da vergognarsi tanto. Avrebbe potuto benissimo lasciarmi dare una sbirciatina. Ne andava della sua reputazione? Ai tempi neanche tanto: ai tempi Courtney – che ci crediate o no – era divertente, giovane e tirava delle gomitate micidiali. E se lo dice un batterista fidatevi.


* * *




Improvvisamente me la ritrovo davanti. Il tempo di un battito di ciglia e nel suo vestito rosso, nei suoi capelli biondi e nelle sue iridi cerulee Courtney si erge davanti ai miei occhi. Per poco non salto all'indietro dal colpo.
Non dice nulla...fortunatamente. Purtroppo penso che mi toccherà dirle qualcosa, fosse anche solo un semplice ciao. Speriamo non si inventi altri drammi. Senza dire una parola abbozza un sorrisetto malefico quasi come mi avesse letto nel pensiero e si dirige verso il retro del palco, alle mie spalle.
« Ci becchiamo dopo Chris » dico dando a Chris un'amichevole pacca sulla schiena prima che si allontani.
Mi volto: lei è lì che sbircia il pubblico da dietro a una tenda, abbraccia persone sorridente e si sistema il reggiseno. Neanche ci penso, semplicemente le mie gambe muovono qualche passo teso verso di lei in pienaautonomia e in pochi secondi mi ritrovo di fronte al diavolo in persona. Crudelia De Mon.

« Ciao Courtney... »



2


Era primavera.

Non ho mai avuto un granché di memoria in quanto a date, ricordo solo fosse primavera perché gli uccellini cinguettavano e gli alberi erano in fiore, stronzate così.

Me ne stavo sdraiata su una collina dietro a un drive-in di una piccola città vicino a Seattle, un buco di culo in cui eravamo stati invitati dai Soundgarden, un'altra band spacca timpani amica di vecchia data dei Nirvana. Li avevo conosciuti il giorno che avevo conosciuto Kurt e la sua band, un paio di mesi prima, e da allora c'eravamo frequentati ogni qualvolta che ne avevamo occasione. Successivamente l'amicizia degli Hole con i Soundgarden non sarebbe durata molto con granché di intensità, sebbene nel giro non avessimo poi gran cazzo di novità in quanto a band. Sempre le stesse solite brutte facce in giro.
Fatto sta che Kurt scoprì che i Melvins avrebbero suonato quella sera in un posto a poche miglia da lì così volle a tutti i costi andare a sentirli per l'ennesima volta anche se prima avremmo dovuto aspettare quell'altra band di menomati mentali.
« Guarda quella » Grohl puntò l'indice per aria e mi diede una capocciata espirando fumo bianco davanti ai miei occhi. Eravamo sdraiati per terra a guardare le nuvole, teoricamente. Io mi stavo solo riposando dopo una corsa per raggiungere dei tizi che non erano lì; così mentre Kurt e Chris erano scesi a cercare i loro amici ritardatari, io, Dave e Philip eravamo rimasti lì a cazzeggiare testa contro testa.
« Ha la forma del tuo culo » dissi appena dopo avergli strappato la sigaretta dalle mani e aver preso una bella boccata densa di nicotina.
« La solita signora » fece sarcastico Philip seduto a un paio di metri da noi, appoggiato a un tronco. Dave rise mentre strappavo dei fili d'erba da terra e glieli tiravo addosso.
« Esatto, una gran cazzo di signora, niente che tu vedrai mai altrove comunque! » lo sfottei a mia volta. Quel Philip mi era sempre stato un po' in culo ma girava perennemente intorno a Kurt come un sacco di altra gente, così dovevo sopportarlo volente o nolente.
Da lì a una manciata di minuti ci arrampicammo in cima alla collina o almeno, Dave si arrampicò e mi picchiettò sulla testa invitandomi a fare lo stesso.
« Guardate qua » disse anche se Philip non si mosse di mezzo millimetro e Dave sembrò non prestarci attenzione.
Stavo per tirargli un cazzotto in testa prima di decidere che non ne avevo voglia. Sbuffai comunque, era un rompipalle.
Mi trascinai fin dove era lui e misi fuori le antenne. Il drive-in era una gran noia di giorno però qualcuno c'era sempre, i ragazzi ci andavano a suonare spesso e le ragazze vendevano sigarette e altro alle bande in giro perennemente in auto.
« Guarda guarda » dissi levando un sopracciglio, dopo aver seguito con lo sguardo la traiettoria degli occhi di Dave. « E il premio 1991 tette d'oro va alla rossa in penultima fila. » Poi aguzzai la vista. « Ah beh… qui qualcuno ha nastrato le bimbe! Hai capito la ragazza? E non è nemmeno venerdì sera. »
Dave mi guardò con la sua tipica espressione di disappunto dipinta in volto. Lui alzava leggermente il labbro, comprimeva le narici e alzava un sopracciglio e aveva detto tutto. Odiavo quell'espressione, infatti si beccò una gomitata.
« Che c'è? Andiamo, quelle sono palesemente nastrate. Sono brave tutte così. »
« A me non dispiacciono » si intromise Philip. Mi voltai e scocciata risposi semplicemente: « Grazie al cazzo, ci mancavano i tuoi commenti inutili. »
Non sapevo come Dave la pensasse su di lui, non che mi interessasse granché ma probabilmente se ne fregava.
Grohl continuò a fissarmi con quell'espressione del cazzo per poi dichiarare: « Hai ragione, fatto sta che io gliele comprerei tutte le sigarette. »
A quelle parole percepì un sorriso saccente colorirmi il viso e squadrai per qualche secondo la vittima mentre l'idea che avevo avuto istantaneamente prendeva a delinearsi nella mia testa. « Venti dollari che non ti caga neanche di striscio. »
« Andata » fece lui con un ghigno da sfida, prima di tirarsi in piedi, darsi una scrollata e dirigersi verso la rossa in bikini e pantaloncini. Camminava tutto convinto giù per quella collinetta, un paio di volte si sistemò persino il chiodo con aria da villano, atteggiamento che non si addiceva per niente a lui e che mi fece ridere a crepapelle con la faccia spiaccicata nell'erba.
Non appena rialzai la testa mi potei godere appieno la fatidica scena: Dave fermò per un braccio la ragazza indicando un pacchetto di sigarette e dopo averlo ottenuto aggiunse altro, probabilmente i soliti complimenti da cascamorto ai quali lei sorrise guardandosi intorno. Lui si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lei rise arrossendo. Quello stupido ragazzo ci stava riuscendo, a farle pietà. Dave si comportava sempre come un povero cucciolo sorridente e innocente, mi faceva proprio venir voglia di prenderlo a pizzicotti perché era lo stesso soggetto che magari poi si dimenticava completamente di lasciare gli ultimi tiri di una canna alla signorina presente. Improvvisamente mi tornò in mente una volta in cui mi aveva preso le sigarette per sbaglio; nonostante me ne avesse sempre offerte e io avessi sempre, volentieri scroccato, non mi aveva ricomprato il mio pacchetto. Me l'ero legata al dito, così decisi che il momento di far valere quel debituccio era arrivato. Senza pensarci due volte presi ad urlare, con le mani attorno alla bocca come un megafono, in direzione del ragazzo: « Grohl, porco maniaco del cazzo, torna qui e concludi il tuo lavoro almeno una volta nella vita! »
Mi nascosi dietro la collinetta non appena alzarono le loro due testoline; quando la rialzai vidi solo la rossa che se ne andava a grandi passi e Dave tornare verso di me con una mano che si massaggiava una guancia rossa e una finta espressione offesa da 'sei una sporca traditrice' che però non riusciva a nascondere una mezza risata. Me la ridacchiai anch'io sdraiata nell'erba finché una voce familiare alle mie spalle non chiese cosa stesse succedendo. Mi voltai e vidi Kurt in piedi a pochi passi da me con un sacchetto di carta in una mano, una bottiglia di birra nell'altra, la solita espressione annoiata in volto e Chris affianco che mi guardava vagamente seccato. Dave rispose per me, naturalmente fingendosi offeso e premendosi tragicamente la mano sulla ferita di guerra prima di lanciarmi un'occhiata complice sorridendo.
« La tua ragazza mi ha fatto picchiare da una venditrice di sigarette, banalissima quotidianità! »


* * *



Negli ultimi mesi si era parecchio accanita contro di me, erano volati paroloni veramente grossi – anche detti stronzate – da quelle sue labbra rifatte ed ero perfettamente a conoscenza del motivo: rivoleva la sua fetta sui diritti dei Nirvana, la fetta di Kurt; nonostante ciò non riuscivo a comprendere quella sua cattiveria gratuita nei nostri confronti. Lei non era neanche mai stata nei Nirvana...sebbene troppe canzoni degli Hole fossero farina del sacco di Kurt, non mi importava, erano affari loro. Era una questione di soldi? Veramente non riuscivo a concepire come una persona potesse essere così spregevole, soprattutto per soldi.
Il suo sorriso plastico sfiorì leggermente non appena mi ebbe davanti agli occhi. Impacciato tentai comunque di abbozzare un sorriso e allungai le braccia verso di lei.
« Ciao Courtney » dissi cordiale. Lei sorrise, mi sembrò sincera anche se…
Anche se di quella donna mi ero fidato troppe volte sbagliando, in passato.
Inizialmente non potei trattenere un'espressione leggermente schifata nell'abbracciare quella cosa quasi completamente rifatta… ma sotto tutti quegli strati c'era pur sempre Courtney e Courtney strinse forte. Il calore di quell'abbracciò non mi scaldò però pensai che per una volta fosse stanca di combattere e che forse, dopo vent'anni di guerriglia, avremmo potuto fare una tregua.
Non appena si fu allontanata dalle mie braccia, si passò i polpastrelli sotto gli occhi quasi come se si fosse commossa. Quasi ci restai secco. Lei evidentemente notò il mio irrigidirmi e sorrise. Era uno di quei sorrisi sinceri che urlano 'ho bisogno di altri mille abbracci così'.
« Tutto bene? » inizialmente lo chiesi leggermente stupito ma non ebbi risposta così addolcii il mio tono di voce rendendolo caldo e avvolgente quasi come quando parlavo con Jordyn o con Taylor di argomenti delicati che sapevo li facevano star male e ripetei la domanda.
D'accordo, quest'ultimo paragone l'ho sparato un po' grosso ma vederla non in posizione di attacco, per una volta, mi smosse qualcosa. Una speranza forse. Ero pronto a deporre l'ascia di guerra se lei avesse deciso di fare altrettanto.
Si lasciò scappare una mezza risata contenuta. « Metti sempre un quintale di acqua di Colonia anche dopo tutti questi anni. Terribile » disse sorridente storcendo il naso, poi rise coprendosi il volto con le mani e non potei impedirmi di lasciarmi andare ridendo insieme a lei per qualche breve istante. Quando smise di farlo – ridere della mia acqua di colonia che sapevo esattamente quanto odiasse –, prese a guardarmi negli occhi con un sorriso malinconico e mi sentii di nuovo a faccia a faccia con la vecchia Courtney che vent'anni prima mi affidava la sua scatola a forma di cuore da consegnare al ragazzo che le piaceva.
« Mi sei mancato, Dave. »



3


« La tua ragazza è l'unica cosa che mi fa passare la voglia di trovarmene una, lo sai vero? » feci pulendo una pila di riviste dalla cenere che Courtney aveva rovesciato poco prima di addormentarsi. Le passai un braccio davanti al viso per arrivare al tavolino su cui erano impilati più o meno ordinatamente i giornali – almeno fino al suo arrivo – e aiutandomi con una copertina strappata buttai i resti dell'incursione in un portacenere che se ne stava riverso e inutilizzato per terra. Kurt rise appena e continuò a scribacchiare sul suo solito diario. Per un secondo mi domandai se per caso non avrei dovuto starmene zitto, Kurt mi lasciava sempre addosso la sensazione di aver appena detto o fatto la cosa sbagliata. O quasi sempre, comunque.

« Che scrivi? » gli chiesi fingendomi disinteressato e terribilmente annoiato e, a dire la verità, quest'ultima cosa era anche vera. Avevo passato un sacco di tempo e addirittura condiviso un appartamento con Kurt ma mai avevo dato una sbirciata a tutti quei suoi diari… e mai l'avrei fatto. A quanto pare sembravo l'unico ad avere un briciolo di rispetto per le cose altrui; Courtney si era limitata a borbottare un “merda” svogliato prima di crollare stravaccata sul divano e lasciare lo sporco da pulire all'unico che avesse un po' di decenza in quella stanza. Krist non era ancora arrivato.

« Proprio non riuscite ad andarci d'accordo eh? » chiese atono senza staccare gli occhi dal taccuino. Per un secondo mi sembrò vederlo scuotere la testa come se tanto, dicendo quella frase, non avrebbe potuto cambiare il nostro comportamento. Non aveva neanche bisogno di specificare il soggetto, ormai era un argomento ricorrente, così mi limitai a fare spallucce e sorridere. Courtney non mi dispiaceva così tanto; certo, era irruenta, signora quanto me – forse anche meno – e paragonabile a un terremoto però era anche divertente, spiritosa e…divertente. E spiritosa. Ogni tanto si cambiava addirittura i vestiti – non che fosse qualcosa di fondamentale visti i soggetti che eravamo. Il vero problema, in realtà, era Krist che proprio non riusciva a farsela piacere. In presenza di Kurt cercava di evitarla ma era una parola, considerando di chi si trattasse.

« Krist? » Pat entrò senza salutare e senza nemmeno spogliarsi dondolò fino al divano logoro sul quale si sedette accanto a me schiacciandomi contro Courtney, la quale si rigirò emettendo un lamentio e sistemò la testa sulla mia spalla.
« Dovrebbe arrivare » risposi. Kurt non disse niente ma, da lì a dieci minuti, una chiamata del diretto interessato ci informò del fatto che non sarebbe venuto e il motivo lasciò sia me che Pat parecchio contrariati.
« Che stai dicendo Chris? » incollato alla cornetta con Pat di fianco, la vita era un po' più sudaticcia e schifosa del solito, soprattutto visto l'argomento della situazione.
« Passami Kurt » ordinò Krist dall'altro capo del telefono. Sbuffai: era la seconda volta che me lo stava chiedendo.
« D'accordo » risposi svogliato dopo qualche secondo; coprii la cornetta e allungai il braccio in direzione di Kurt.

Non appena i suoi occhi si alzarono dal blocco e si posarono sull'apparecchio color panna la sua espressione cambiò radicalmente; non ero certo un cazzo di psicologo ma chiunque se ne sarebbe accorto. Era un misto tra l'annoiato e lo scocciato piu' del solito, come se sapesse già cosa Krist gli avrebbe detto e, allo stesso tempo, come se fosse sorpreso del fatto che ne stessero parlando una volta ancora.

« Sì? » rispose finalmente. Non sembrava granché interessato a sostenere una conversazione costruttiva...
Io e Pat ci allungammo di qualche centimetro oltre il bordo del divano per ascoltare meglio e, non appena ce ne accorgemmo, ci guardammo sapendo che l'altro sapeva e, allo stesso tempo, cercando di ostentare indifferenza.
Kurt scuoteva la testa, poi sorrideva strafottente, sbuffava, giocava con il filo del telefono. « Sì, è qui. » Per qualche secondo il silenzio la fece da padrone così, nervoso, iniziai a punzecchiare Pat e a fargli domande stupide e lui a rispondermi con il suo solito tono di voce alla Pat Smear. La voce di Pat era qualcosa di fuori dal mondo e io avevo avuto mille e una occasioni per prenderlo per il culo, quella poi...
« D'accordo, pazienza. » Kurt riattaccò e, come niente fosse, riprese a scribacchiare con il busto chino sulle proprie gambe e il taccuino a dieci centimetri dalla faccia come un vecchio.
Pat ed io lo fissammo in attesa di una spiegazione che però non arrivo. « Allora? » chiese Pat dopo qualche minuto.
Kurt nemmeno alzò gli dalla pagina mezza scritta. « Mh... » mugugnò. « Ha detto che non viene. »
« Che vuol dire 'non viene'? » iniziavo a preoccuparmi, suonare senza il proprio bassista non sarebbe stato il massimo, anzi, a dirla tutta sarebbe stato proprio il minimo e ultimamente erano cose che stavano capitando sempre più soventemente.
« Kurt? » lo chiamai altre cinque volte ma niente sembrò perforare minimamente il silenzio in cui il cantante aleggiava sereno, lontano anni luce dall'incombente show e da tutti noi. Mentre lui continuava imperterrito a scrivere Pat fece spallucce senza però rilassare le rughe della fronte e Courtney scivolò con la guancia appoggiata sul mio braccio e la bocca semiaperta nel suo dolce russare che si sarebbe potuto paragonare a quello di un camionista in pausa pranzo; morale: l'unico preoccupato ero io e, siccome ormai succedeva un po' troppo spesso, decisi di aspettare che qualcun altro se ne preoccupasse. In fondo ero il batterista no?
Sconsolato appoggiai la testa sulla chioma spettinata di Courtney e mi addormentai da lì a poco.

* * *



Quando mi risvegliai la prima cosa che percepii fu un tremendo torcicollo. Ero in una posizione da cani e, come se non bastasse, la prima persona che vidi fu Krist impalato di fronte a me.
« Cristo santo... » borbottai con la voce ancora impastata dal sonno.
Krist mi squadrò velocemente per poi incrociare le braccia e mettersi a fissare la parete di fronte a sé fingendo che non ci fossi. Che problema aveva? Ah, giusto.
Per alzarmi spiaccicai una mano in faccia a Dave, ancora addormentato, il quale si tirò su lagnandosi per il suo dolce risveglio.
E ringrazia che non mi sia rimessa a dormire data la prima cosa che ho visto, pensai.
Per qualche secondo si massaggiò la testa poi, finalmente, mise a fuoco e degnò la pertica della sua parola. Forse sarei ancora riuscita a riprendere sonno.
« Chris... Che succede? »
Al diavolo i vostri discorsetti del cazzo – urlava il mio trapanante mal di testa. Mi coprii le orecchie ma quel demente parlava con lo stesso volume con cui suonava quindi mi arresi e mi limitai a lasciar sprofondare la faccia tra le pieghe del divano; Pat intanto prese a carezzarmi i capelli e, non appena fui abbastanza sveglia da accorgermene, mi voltai e gli sorrisi ancora mezza acciaccata. « Ho bisogno di una sigaretta » gli bisbigliai.
« Possiamo andare di là a parlare? » chiese scocciata la pertica a Dave.

Io roteai gli occhi infastidita: non c'era nessun bisogno di tutta quella messa in scena, come se non fossi a conoscenza del fatto che Krist mi odiasse e che stesse cercando di mettermi tutti contro. Kurt sembrava non dargli corda per fortuna; era uno che faceva di testa sua, lui. D'altro canto non mi sarei presa uno qualunque, no? Uno qualunque come Dave, ad esempio. Lui abboccava che era un piacere. Novoselić se lo portava via a braccetto per fare lunghe passeggiate il cui argomento era la solita lavata di testa su quanto io avessi una cattiva influenza su Kurt, su quanto non facessi altro che peggiorare la situazione, sul fatto che avrei fatto a pezzi la band... dal momento che il suo migliore amico ne aveva piene le palle.
Improvvisamente una mano tiepida mi scivolò nell'incavo del collo e riconobbi in quel contatto l'identità del mio uomo, ora seduto sul bracciolo del divano. Voltai la testa e non potei impedirmi di sorridere mentre lui mi fissò distrattamente con i suoi soliti occhi azzurri da ragazzino, persi in chissà quale lontano universo. Sorrise sovrappensiero e mi carezzò una guancia prima che batterista e bassista tornassero nella stanza.
Non appena gli occhi di Kurt e quelli di Novoselić si incontrarono l'atmosfera nella stanza si raggelò e persino Dave chiuse quella fogna che era perennemente spalancata. Kurt riprese ad accarezzarmi dopo poco e per un istante pensai che avrebbe fatto finta di niente ma dal sorrisetto dispettoso che stava man mano affiorando sempre più insistente in faccia capii che tutti nella stanza avrebbero potuto fuori i popcorn e, da lì a poco, godersi il solito spettacolo.

« Sei venuto alla fine » disse con una punta di sarcasmo nella voce.
Krist fece roteare gli occhi. « Sei proprio ci tieni me ne vado. »
Dave lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla mentre Kurt sussurrava un “Fai pure” probabilmente sperando un po' sì e un po' no di essere sentito. Avevano bisogno di un bassista. Già la band sembrava sempre sul punto di crollare a pezzi... se poi avessero perso un membro sarebbe andato tutto definitivamente in malora. Prima o dopo sarebbe successo ugualmente, tanto. Lo sapevo già. Stavo solo aspettando.

* * *


Gennaio 1992


Tum.
Tum.
Tum.
Tum
.

La batteria entrò al settimo secondo subito dopo al riff di chitarra che ormai tutti avevano sentito sino alla nausea e che in quel video precedeva l'entrata di uno stuolo di ragazzi urlanti ed alcune cheerleader nella loro divisa color bianco sporco.
Kurt e gli altri si ritrovarono a pensare almeno un milione di volte a quanto fosse incredibile il successo che quella canzone aveva avuto e a come, allo stesso modo, poco tempo dopo la soddisfazione iniziale, era arrivata la nausea. La nausea per quel pezzo che era ormai diventato così mainstream, così suonato e risuonato che i fans non avevano fatto che logorare in negativo persino il logoro rendendolo disgustoso persino a un gruppo come il loro.

La figura di Kurt, magro come un chiodo e consumato come una sigaretta mezza spenta, suonava quasi strappando le corde alla sua chitarra. Dapprima si limitò a saltare preso dalla sua musica, poi iniziò a trascinarsi in giro svogliato e a cantare con voce roca il testo.
Krist nel frattempo se ne stava poco dietro di lui, mezzo inghiottito dall'ombra ma pur sempre impossibile da ignorare per la sua altezza. Le sue braccia ciondolavano spostandosi lungo il manico del basso mentre le sue gambe lo sollevavano da terra di poco, quasi avessero paura di sfondare il soffitto, poi di nuovo seguivano il suo corpo barcollare in avanti quando la strofa ricominciava.
Immerso tra i caos, la musica, oltre la folla, il cantante, il bassista, la coltre di polvere che sembrava cercare inutilmente di coprire quei corpi pieni di energia e allo stesso tempo così svogliati, una chioma appena illuminata dalla luce fioca si agitava su piatti e tamburi. Dave ci stava dando dentro come al solito, scatenato nei suoi venti e passa anni.
L'effetto rallenty del video voleva dare l'effetto rockstar, cosa che effettivamente si potevano definire ormai dato il loro seguito, ma che allo stesso tempo non sembrava riuscire a scalfire l'aura di trasandato che circondava i Nirvana fuori dall'obiettivo. Dave sgomitava riversando tutto se stesso sulla batteria… troppo forte, come al solito. Un paio di volte avevo già visto stampato in faccia a Kurt un'espressione vagamente infastidita sul suo modo di suonare la batteria ma non importava, anche se Dave gli avesse domandato cosa non andava lui avrebbe risposto che non c'era niente che non andasse.
Quando finalmente la musica sfiorì nelle ultime note come un fiore appassito Kurt era ormai mezzo riverso sul pavimento. Restai sdraiata sul feltro del pavimento a guardarlo, a guardare quel suo sguardo così stanco ed esasperato che rivolgeva alla massa urlante. Massa urlante che non poteva intenderlo.
I tre tirarono un sospiro fermando finalmente i loro corpi stanchi e sgocciolarono un po' di sudore qua e là prima di attaccare con Territorial Pissing.
“Hey fiorellino” una mano mi spettinò i capelli cogliendomi di sorpresa: Leslie. [1]
Gli Hole avevano suonato da un'ora ormai e tutti iniziavano a brucare erba attorno al parco giochi dei Nirvana attendendo che finissero anche loro per andarcene in qualche altro cazzo di posto. Io rimanevo spesso a sentirli, a sentire lui più che altro. Non mi stancava quasi mai la sua musica. Qualche volta mi aveva chiesto se volevo una mano o se volevo farmi passare qualcosa. Non che mi servisse la carità di qualcuno, intendiamoci, ma la sua musica era veramente bella. Veramente. Non veramente come quando si dice per dire.
Poi di nuovo quello sguardo, quello stanco e annoiato ma questa volta con una sfumatura di tristezza come quella negli occhi di chi è stanco di vomitare e vorrebbe solo andarsene a dormire per non svegliarsi tanto presto.

“Andiamo Les” dissi prendendola a braccetto e voltandomi dando le spalle al palco. “Hanno quasi finito” la rassicurai cercando di scacciarmi da quella mia testaccia la visione di Kurt.






[1] Doverosa noticina – anche se io le odio – per Leslie Hardy, bassista degli Hole dal '92 agli inizi del '93 prima di essere sostituita da Kristen Pfaff.









Capitolo scritto troppo con il culo, mi sono accorta dopo dell'incoerenza in cui l'intera situazione iniziale sguazza ma pazienza. Il secondo pezzo è ambientato un mese prima del matrimonio di Kurt e Courtney, il primo teoricamente doveva essere nel periodo di crisi dei Nirvana…peccato che il caro Kurt fosse già sposato in quel periodo. E Dave parla di Courtney come la sua ragazza. Ah. Esigo un Pat Pat. Pazienza dai, è banale come la merda ma prendetelo con le pinze per ora, prometto di scrivere il prossimo con meno culo.




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