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Un punto di luce si diffonde piano nella scena.
Insieme ad esso, una melodia si espande in ogni particella d’aria, vibra, balla insieme ad una voce profonda dettando le regole per un nuovo gioco dell’esistenza.
Sei vivo o sei morto?

Davanti ad un microfono che senti non appartenere più, trattenendo una chitarra che pesa troppo, uno strumento dalle corde rotte, privo di una cassa armonica propria, l’urlo d’aiuto si esaurisce nelle orecchie dei sordi, riverberato dalla voce dei muti.
Il mondo diventa distorto e surreale sotto l’effetto di sostanze che avrebbero dovuto renderlo migliore e privo di sofferenza. L’intorpidimento dei sensi non basta più a far sorridere il cuore o la mente.
Rovesciare la realtà circostante non è come ci si aspetta, è doloroso e gli occhi, stretti volutamente dal fumo di una sigaretta infinita, portano i segni di una battaglia persa in partenza.
L’eterna salvazione non si fa rincorrere da chi perde le gioie dell’esistenza.
Tu odi l’inganno.
L’empatia di cui è rivestita l’anima, soffocata nel suo involucro, ne determina il decadimento, la perdita di controllo, la volontà di volerlo perdere. Coscienziosamente.
E’ un flagello psichico. La cosa che più ti caratterizza, paradossalmente ti distrugge.

La luce è fioca dopo pochi istanti.
Danza piano, adesso. Perde la forza, attimo dopo attimo.
L’ossigeno non basta più ad alimentarla, l’aria non è mai servita a molto, la fiamma si era già spenta prima di aver avuto la possibilità di guardare in faccia la realtà.
Un delirante amore proibito, un’insana voglia di combattere e discernere dalla condizione umana.
Un’anima errante abbandonata alle perdizioni.
E la morte è una luce ammiccante nel buio di un’esistenza priva di qualsiasi ragione o stimolo.

Come un fiammifero, in un’unica gloriosa vampata illumini la tua vita, il mondo intero, per poi gettare tutto ciò che avevi ottenuto, nell’oscurità più pesante, nel buio più lontano.
Non senti più niente, però. Nemmeno dare espressione ai pensieri attraverso la voce serviva a darti la vitalità e la libertà che tanto speravi.
Non accetti che la gente affermi che non si può scegliere come e quando morire, ma l’instabilità della tua situazione ti ha ucciso prima che tu potessi farlo con le tue stesse mani.



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